IL MIO NOME E' ASHER LEV - Chaim Potok - di rosarossa

Se sei una donna, e decidi di leggere un libro di Chaim Potok, devi cominciare con “L’arpa di Davita”. (Se sei un uomo, con “Danny l’eletto”) 

Ma se dentro di te sai di essere un artista, vai direttamente a “Il mio nome è Asher Lev” sarà un incontro fatale e probabilmente ti aiuterà…

Asher Lev è un bambino, all’inizio di questo libro, e scopre in sé stesso la vocazione a rappresentare il mondo attraverso la pittura. Tutto questo in un ambiente (la comunità chassidica in cui vive) dove la pittura è osteggiata , ed al massimo è consentito disegnare, ai bambini.

Le comunità chassidiche vivono un integralismo ebraico che non consente digressioni dalle leggi precostituite, e sono governate in modo assolutista dal capo della comunità che è una personalità carismatica ed ha un potere assoluto. 

Tutto questo è lontano dalla nostra comprensione e ci sembra sulle prime insopportabilmente oppressivo ed ingiusto, ma via via che la storia si sviluppa entriamo in un’altra dimensione, la nostra percezione di quel modo di pensare cambia e vediamo altri aspetti della cosa…

Ad un certo punto i pastelli da bambino non bastano più ad Asher ed ha bisogno di strumenti e di tecniche più raffinate per esprimere sentimenti più complessi. La ferma determinazione a diventare un pittore determina l’ostracismo della sua comunità, in pratica viene cacciato, è costretto a partire.

Memorabile una scena in cui il bambino vuole disegnare il paesaggio nebbioso che vede, e nessuno dei colori che ha lo soddisfa appieno, niente gli sembra abbastanza “nebbioso”…allora prende col ditino un po’ di cenere da un posacenere e sfuma quella sul disegno…

Poi da grande ci mette del suo a peggiorare la situazione, si mette a dipingere “crocifissioni”, che, pur essendo un tema classico con cui si misurano i pittori, sono un soggetto massimamente detestato dagli ebrei. Per di più lui mette in croce sua madre, che ha visto soffrire per anni per l’assenza del padre, ed ai piedi della croce suo padre con la valigia… 

Come fa Chaim Potok a descrivere queste cose esattamente come se le avesse provate? Nello stesso modo, in un altro libro, esprime i complessi sentimenti di una donna che afferma la propria autonomia, o i problemi di un ragazzo cui si impone un futuro roseo, ma diverso dalle proprie inclinazioni… escluderei che Chaim Potok abbia provato tutte queste, ed altre cose, ma le ha descritte in modo tenero e perfetto.

Purtroppo il rabbino Potok è morto nell’estate del 2002 lasciando ai suoi lettori tanti libri e la nostalgia per tutti quelli che ancora avrebbe potuto scrivere…